Di ritorno dalla 3 giorni di Lione insieme ai remixer di tutto il mondo, vi raccontiamo cosa abbiamo imparato, le esperienze che abbiamo presentato e i nuovi gruppi di lavoro nati per migliorare il format che remixa i musei.
Mentre i musei sono alle prese con la selezione dei museomixer candidati con la prima call, la community internazionale è più operativa che mai, carica di idee ed entusiasmo nati dal Museomix Summer Camp del 6, 7 e 8 luglio. La nostra spedizione in Francia, sponsorizzata da NEMO – Network of European Museum Organistations e IBC Emilia-Romagna, è stata occasione di nuovi incontri, brainstorming e lavoro di gruppo, per far crescere ed evolvere Museomix, un format sempre più diffuso nel mondo e che per questo necessità di rafforzare le proprie basi e ascoltare le community locali.
Prima di addentrarci negli aspetti più tecnici che interesseranno maggiormente chi sta organizzando Museomix in un museo o intende farlo in futuro, lasciamo che siano le foto di Marco Caselli a creare il clima giusto…
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Chi c’è dietro Museomix?
Come già avrete capito non si tratta una fondazione francese di un ricco Signor Museomix, ma si tratta di un’organizzazione con uno spirito il più orizzontale possibile, senza gerarchie di sorta. Nel tempo Museomix ha contagiato il mondo (Italia compresa) coinvolgendo ogni anno migliaia di persone, diventando più bello, ma anche più complesso da capire e da gestire. E allora ecco perché siamo stati chiamati al Summer Camp: per ridiscutere il funzionamento e la composizione della cosiddetta “Intercommunity”, che comprende tutte le persone che si “buttano” nell’organizzazione di uno o più Museomix o che lavorano nelle diverse community locali. Ovviamente tre giorni sono stati proficui per trovare degli obiettivi comuni, ma le decisioni finali sono rimandate a settembre, in un nuovo meeting a Bruxelles.
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Full immersion nei prototipi:
prototipo è una qualità ma anche un oggetto, un esperimento, un dispositivo per vivere diversamente spazi e collezioni del museo. Difficile da spiegare anche agli aspiranti museomixers, meglio parlare di esempi bizzarri, da torce olimpiche che azionano contenuti digitali a occhiali per mostre psichedeliche. Molti prototipi, senza nessuno che te li spiega sono difficili da utilizzare, ricordatevene per i giorni di Museomix! E anche dopo Museomix quando i prototipi finiscono in un archivio digitale open source e possono essere implementati o migliorati quindi curatevi anche di una giusta documentazione… e fate dei video!
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I nipotini di Museomix
I prototipi sono importanti.. ma il processo per arrivarci lo è ancora di più, per questo sono nati i Nanomix e i minimix..sono format intensivi, piccoli concentrati di creatività che sintetizzano in poche ore quello che in Museomix avviene in 3 giorni. Spesso non si arriva a costruire il prototipo vero e proprio ma si progettano idee, ci si esercita a vedere e raccontare il museo diversamente. Cambiando i formati ma lo spirito di Museomix è sempre vivo: collaborazione, condivisione di strumenti e saperi e hackeraggio creativo di tutto ciò che si trova!
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La nostra esperienza
Abbiamo dato vita ad un Museomix italian free-style, cosi ribattezzato per l’idea testarda e spericolata di iniziare alla grande lo scorso anno con ben 4 musei. Tra gli esiti, la creazione di una community nazionale supportata da partnership istituzionali ma anche radicata su più territori capaci di mobilitare musei e affiliare nuovi membri in regioni diverse, museomixers pentiti e non… ora che Museomix sta diventando virale arrivano anche partnership importanti come quella con Wikimedia. Ecco come ci siamo raccontati a Lione, di fronte alle altre community.
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E, a proposito di Wikimedia
in questa presentazione potete vedere come, insieme a Wikimedia Italia, stiamo costruendo un progetto collaborativo, che vorremmo far partire da settembre e attivare già da questa edizione di Museomix. I nostri musei ne sono entusiasti e pure ad altre community (Belgio e France Ouest su tutte) è piaciuta molto la proposta tanto che stiamo pensando di ampliarla a livello internazionale!
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Mixroom che?
Per finire, per essere virali bisogna essere accessibili, visibili e in gran spolvero, ecco a cosa serve la Mixroom: riorganizziamola per tempo e tutto il mondo a novembre parlerà di Museomix. Abbiamo preparato una sezione di questo sito (in progress) che sarà utile a tutti coloro che stanno preparando Museomix, occupandosi, nello specifico, della comunicazione: ‘La mixroom’.
Conclusione: Museomix sta ai musei come Lindy hop sta al ballo: date loro un luogo, una base su cui sperimentare nuovi passi e i museomixer lo trasformeranno in qualcosa di nuovo, divertente, aperto alle commistioni di competenze diverse e contagiosissimo! Non è facile da spiegare, guardate queste foto scattate a Lione e capirete!