Durante Museomix tutto si mescola, non solo la collezione del museo. L’abbiamo imparato sul campo, al Musée National du Sport, dove eravamo noi stessi elementi esterni che si sono introdotti in un sistema molto complesso e assai ben collaudato.
A un mese dal nostro viaggio in Francia, a mente fredda e avendo avuto il tempo necessario per elaborare un’esperienza davvero molto coinvolgente, riportiamo 5 cose che abbiamo imparato nelle due giornate trascorse a Nizza, durante il primo remix della storia di un museo nazionale. Troverete di seguito elenco, stilato dopo aver intervistato organizzatori e attori del processo e dopo aver osservato le équipe all’opera, nella speranza che possa tornare utile alle community locali che, siamo fiduciosi, nasceranno anche in Italia per remixare i nostri musei.
1. MuseoMix è un format molto strutturato,
definito nel dettaglio, con alla base un calendario con tempistiche scandite e una programmazione precisa, che gli organizzatori sono tenuti a conoscere e a far rispettare ai partecipanti: solo così in appena 3 giorni si possono creare da zero prototipi utili alla fruizione delle collezioni, da far testare al pubblico. Per adeguarsi a questo tipo di approccio, il museo che ospita l’evento, dovrà essere flessibile rispetto ai propri regolamenti interni, ai propri orari di apertura e essere disposto a mettere mano alla logica che governa la disposizione della propria collezione. Tutto ciò richiede una grande apertura mentale.
Questo discorso ci porta dritti dritti a una riflessione: la scelta del museo da remixare deve essere davvero ben ponderata! Fabrice Denise a questo proposito ci ha dato un consiglio molto valido: prima di coinvolgere un museo, per capire se può affrontare Museomix con il giusto spirito, scorrete un po’ la sua storia e concentratevi sugli eventi che ha organizzato negli ultimi anni… più saranno fuori dagli schemi tradizionali, più avranno coinvolto il pubblico, maggiore sarà la possibilità che questo museo faccia al caso vostro!
2. Museomix sovverte l’ordine, anche rispetto a cariche e ruoli.
Ce l’hanno ripetuto in molti, in Museomix non esistono rapporti di subordinazione, né tra singoli all’interno delle équipe (ognuno è chiamato a collaborare, in base al proprio ruolo, per dare il proprio apporto e offrire il proprio know-how per la costruzione dei prototipi) né tra community di Museomix e operatori del museo. Museomix non è un’occupazione del museo, tutti sono chiamati a perseguire lo stesso obiettivo, tutti ci mettono impegno ed escono arricchiti da questa esperienza.
3. Museomix ha bisogno di spazi.
Durante i tre giorni di remix, al museo lavorano e si muovono almeno un centinaio di persone, che hanno bisogno di:
- aree di lavoro in gruppo, con un grande tavolo, sedie, prese elettriche e una lavagna per ogni équipe,
- spazi di raccolta collettiva (per le plenarie che si tengono all’inizio del primo giorno e ogni sera),
- vere e proprie officine affiancate dal TechShop (il magazzino dei materiali tecnologici) e dal FabLab con i suoi macchinari per la stampa 3D e il taglio laser,
- luoghi in cui servire e consumare i pasti
Il museo che avete in mente possiede questi spazi vuoti o potrebbe ricavarli all’interno delle sue mura?
4. Perché si parla di terreni di gioco e non di obiettivi?
Ci hanno spiegato che Museomix non nasce per risolvere i problemi di un museo, per mezzo di soluzioni tecnologiche, ma per dar vita a un nuovo approccio operativo e generare scambi tra diverse community e figure professionali, aprendo le porte del museo a nuovi interlocutori, facilitando interazioni tra persone che ne usciranno, dopo tre giorni, arricchite e più openminded – per usare un termine che abbiamo sentito ripetere spesso a Nizza. Per questo, nel preparare Museomix, ogni community realizza degli aperomix durante i quali gli organizzatori, il personale del museo e la comunità locale si confrontano per individuare delle linee guida, i così detti “terreni di gioco”, entro le quali le équipe dovranno operare per la realizzazione dei prototipi: filoni tematici più o meno concreti, spunti di riflessione, per lo sviluppo di strumenti che possano regalare al pubblico una fruizione del museo fuori dagli schemi.
Questo è uno degli aspetti più complessi e sul quale sarà forse necessario trovare un compromesso, nell’organizzare un Museomix in un museo italiano. Gli aperomix potrebbero essere, ad esempio, momenti per individuare con la comunità locale e la direzione dei musei bisogni impellenti del museo, sui quali definire i terreni di gioco, per finalizzare al massimo la realizzazione di prototipi rispondenti una reale esigenza.
5. Budget: argomento scottante, ma non a Museomix Azur
Il nostro primo approccio con Museomix è passato per l’analisi di case history passate. molto onerose, con budget che superavano i 100 mila euro. Per questo, dopo che ci hanno svelato il budget di 5mila euro messo a disposizione dal Musée National du Sport, increduli ce lo siamo fatti ripetere da più persone per averne conferma. Ebbene sì, pare che trovando i giusti partner tecnici che mettano a disposizione materie prime, macchine tecnologiche, cibi e servizi, in cambio di una buona promozione, si possa organizzare un Museomix ampiamente sostenibile anche con le magre risorse nelle casse dei musei italiani! Il budget di Museomix Azur è bastato per pagare la guardiania necessaria visti gli orari straordinari di apertura del museo, potenziare la rete wi-fi e la corrente elettrica.
Nei 5 punti abbiamo cercato di evidenziare quegli aspetti del format ai quali riteniamo si debba prestare maggiore attenzione, sia per chi sta prendendo in considerazione la possibilità di candidare un museo italiano alla prossima edizione di Museomix, sia nell’ottica di rispondere all’obiettivo fondante di questa community: sviluppare una via italiana del format che potrebbe differire un poco dal modello a cui la Francia ha dato vita, proprio per adattarsi al meglio alle peculiarità e alle esigenze dei musei italiani.
BAM! Strategie Culturali